Questa volta propongo un articolo di approfondimento ad una pura e semplice curiosità.
Chi è stato il pioniere di quella che definiamo “realtà virtuale”?
Tutti i documenti letti a riguardo mi hanno condotto alla stessa risposta, ovvero al “GruppoT”.
Il Gruppo T è nato a Milano nel 1959 da: Boriani Davide, artista milanese, famoso per aver proposto un linguaggio informale, materico e gestuale con l’utilizzo di tecniche diverse come olio, tempera, acquerello, affresco, ceramica, scultura in ferro, opere polimateriche e film sperimentali; Anceschini Giovanni, considerato il fondatore dei movimenti di arte cinetica e programmata in Italia che, con la sua arte, ha proposto l’interattività con il fruitore attraverso il movimento dell’elettromagnetismo e dell’elettromeccanica; Colombo Gianni, personaggio di spicco nell’esperienza dell’arte programmata e che nel Gruppo T ha dato il suo contributo nella realizzazione di opere dinamiche con mezzi elettrici e magnetici attraverso l’utilizzo di luci industriali come laser e neon e infine Devecchi Gabriele famoso per la progettazione di artefatti cinetici e programmati, ambienti interattivi e artefatti di design.
La produzione artistica del Gruppo fu condotta attraverso la ricerca di nuove modalità espressive e tecniche di coinvolgimento dello spettatore. L’idea era quindi, quella di proporre un nuovo tipo di arte creata da un interazione multisensoriale con l’osservatore attraverso un’esperienza completamente soggettiva e quindi dominata dalla casualità. Boriani Davide, definì i loro lavori “opere in divenire”, ovvero lavori a 4 dimensioni in cui la componente temporale (da qui la lettera T) sia percepibile nella variazione, imprevedibilità e irreversibilità, dell’immagine.
La grande importanza che ha avuto negli anni ’60-’70 il Gruppo T, è stata quella di aver introdotto una forma di arte innovativa attraverso esperimenti percettivi e ambienti interattivi. Le opere erano quindi “aperte” in quanto finalizzate a sollecitare e ricreare reazioni diverse e inaspettate nello spettatore in quanto entra a stretto contatto con l’opera diventandone un fruitore attivo.
Successivamente, verso la metà degli anni sessanta, al concetto di interattività si aggiunge il concetto di abitabilità, espresso attraverso il tentativo di ricreare un nuovo legame e rapporto tra arte ed ambiente. Dal 1964, il gruppo inizia ad ampliare le proprie prospettive, attraverso la realizzazione di ambienti immersivi e interattivi, finalizzati a modificare le aspettative del fruitore, alterandone la percezione con trucchi illusori ed ingannevoli percezioni, per rendere l’opera totalmente imprevedibile e destare una sensazione di straniamento e di spaesamento nel fruitore. Gli ambienti immersivi ed interattivi furono ideati attraverso la riproduzione di uno spazio attivo instabile, mobile e provvisorio, legato alla completa esperienza polisensoriale dell’osservatore.
Il Gruppo T resta attivo fino agli anni ’70 circa.
Nel filmato che segue potrete ammirare alcune opere del Gruppo T.