giovedì 26 novembre 2009

Cosa si intende con il termine innovazione?

Questa è la domanda che mi sono posta dopo aver letto il materiale postato sul sito dell’ultimo Turistarth, convegno tenutosi il 12 novembre a Milano sul turismo, l’arte e le nuove tecnologie.

I progetti sembrano essere sempre gli stessi così come la situazione del patrimonio artistico-culturale e del turismo in italia.

Guide interattive, visite a 360°, realtà virtuale, mp3 scaricabili su siti di musei, social network, ecc. i progetti con il passare degli anni sono sempre gli stessi con al massimo leggerissime modifiche quindi, mi son chiesta ma l’innovazione qual è o dov’è.

Per definizione innovazione non significa servizio con applicazione di tecnologie come spesso si tende a fare ma, è una modificazione che comporta elementi di novità.

Quindi mi permetto di dire che forse in italia in campo artistico-culturale di innovazione in questi ultimi anni non ci sono stati poi dei grandi progressi.

Non sarebbe forse più innovativo pensare a strategie di business per lo sviluppo del turismo e la valorizzazione del nostro patrimonio artistico-culturale? Cioè i progetti ci sono ma perché questi non si sviluppano?

Penso sia opportuno costituire una piattaforma in cui inserire tutti i progetti che si sono svolti fino ad ora in campo artistico-culturale cercando di evitare che i finanziamenti vadano per gli stessi progetti e, sviluppare progetti più generici in modo da non individuare come innovativo il fatto che la tecnologia venga applicata a un sito archeologico campano piuttosto che umbro ecc.

L’innovazione vera e propria invece dovrebbe consistere nel trovare un ottima strategia di business per diffondere nel nostro paese i servizi studiati in questi progetti, attrarre turisti e promuovere la nostra arte e soprattutto creare nuove entrate.

Probabilmente o quasi sicuramente non ho detto nulla di nuovo ma difficile da attuare quando ci sono in ballo grossi finanziamenti , però anche evitare lo sperpero di risorse significa amare l’arte e il nostro territorio anche perché il problema italiano è proprio quello di avere un patrimonio vastissimo ma pochissimi soldi a disposizione di questo.

Concludo quest’articolo con delle notizie che ho letto alcune settimane fa su un quotidiano relative a uno dei musei più visitato sia realmente che virtualmente ovvero il Louvre. Da poco il museo ha sviluppato un nuovo servizio basato su mp3 scaricabili gratuitamente sul sito internet del museo. Gli mp3 sono file contenenti informazioni riguardanti la visita del museo leggibili solo su piattaforme Apple. Dopo qualche giorno da questa notizia ne ho letta un’altra riguardante l’apertura di un negozio Apple all’interno del museo…potrebbe essere la giusta chiave di lettura?

sabato 7 novembre 2009

Visitatori "reali" e visitatori "virtuali".


Per capire meglio il potere di internet e soprattutto del sito web riporto una ricerca effettuata dall’Ufficio Statistiche del Ministero dei Beni Culturali e dall’associazione Civita che pone a confronto visitatori “reali” con quelli “virtuali”.

Il Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi ha sottolineato più volte nella presentazione del piano di rivalutazione dei musei, la enorme differenza di affluenza tra visitatori “reali” e visitatori “virtuali” nei musei italiani. Nel The Art Newspaper, è stata presentata una lista dei musei più visitati nel 2007 del mondo ed è alquanto sconvolgente vedere come il Paese più ricco in assoluto dal punto di vista del patrimonio artistico non è presente nemmeno nelle prime dieci posizioni. I primi due posti infatti, sono occupati dalla Francia (Museo del Louvre con 8.30 milioni di visitatori e il Centre Pompidou con 5.50), seguita dalla Gran Bretagna (British Museum con 5.40 milioni di visitatori e il Tate Modern con 5.19), il quinto e il sesto posto invece sono occupati dagli USA (Metropolitan Museum of Art di New York con 4.54 milioni di visitatori e il National Gallery of Art di Washington con 4.51); solo al settimo posto troviamo i Musei Vaticani con 4.31 milioni di visitatori ma, considerando che sono appartenenti alla Città del Vaticano, non possiamo neanche considerarli italiani. Quindi, il primo museo italiano appare nella ventunesima posizione con soli 1.61 milioni di visitatori ed è occupato dalla Galleria degli Uffizi di Firenze. Anche volendo considerare nella classifica i siti archeologici la situazione non sarebbe comunque molto diversa considerando che al primo posto della classifica “musei, monumenti e aree archeologiche d’Italia” troviamo il Circuito Archeologico “Colosseo, Palatino e Foro Romano” con soli 4.44 milioni di visitatori.

La situazione cambia di molto se analizziamo i dati relativi ai visitatori “virtuali”.

L’Associazione Civita in collaborazione con l’Unicab, che si occupa appunto di ricerche di marketing, ha preso in esame 110 musei italiani e altrettanti stranieri contando circa 1000 intervistati. I musei più visitati “virtualmente” risultano essere: Louvre (16.1%), Uffizi (13.4%), Musei Vaticani (8.1%), Musei Capitolini (4.4%), Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia (3.6%), Museo del Prado (3.4%), British Museum (2.2%), Cenacolo Vinciano (2.1%) e Galleria Borghese (1.8%).

In questo caso nella top ten ci sono ben sei musei italiani.

Civita rivela anche che, dal 1998 ad oggi, il numero dei musei italiani presenti in internet sono più che triplicati passando dal 15% al 51,9% di cui il 17,25% (8.98% al nord, 4.90% al centro e 3.37% al sud) con un proprio dominio.

Risulta quindi che nei musei italiani vi sono più visitatori “virtuali” che “reali”.

Il visitatore è spinto a visitare un sito web di musei soprattutto per: programmare la visita, motivi di studio, scaricare foto, filmati, acquistare servizi, prodotti e, per semplice curiosità.

Il successo del fenomeno “on-line” non si può dire che ha danneggiato i musei; infatti, se analizziamo i dati riguardanti visitatori e introiti, i primi sono aumentati del circa 25% rispetto al 1996 e i secondi sono più che raddoppiati. Quindi l’affermazione “internet comunica informazioni per il museo e non rappresenta il museo stesso, ma può costituirne la memoria” non può che avere il nostro pieno accoglimento.

La visita ad un museo tradizionale non offre la stessa gamma di possibilità che offre quella virtuale come può essere l’esplorazione di una singola opera da diversi punti di vista e con gradi di dettaglio altrimenti impossibili, permettere il confronto tra opere situate in musei diversi, l’associazione di immagini con informazioni di qualsiasi altro tipo, ecc.

Internet, quindi, dovrebbe esser considerato come un forte contributo all’evoluzione del museo reale perché estende i contenuti, pubblicizza le attività e raggiunge un vasto numero di utenti che possono poi trasformarsi in futuri visitatori senza assolutamente sostituire l’emozione che si prova nella visita reale al museo. Da diversi studi empirici, è emerso che spesso la visita virtuale è propedeutica e/o complementare a quella reale e che i visitatori che utilizzano le nuove tecnologie permangono nelle aree espositive più a lungo rispetto agli altri visitatori, indice che l’apprezzamento e la comprensione dell’oggetto reale sono esaltati dal multimediale.

Tutte le informazioni sopra riportate sono frutto di un elaborazione proveniente da una recente ricerca Civita su web e musei (2008) e da tavole pubblicate dal Ministero per i beni e le attività culturali.

Malgrado l’importanza riconosciuta di internet e del sito web nello specifico, per la cultura sul web, in Italia, si spende ancora poco, in media la spesa per il sito non supera i 2.000 euro l’anno per museo a differenza di quello che investe l’America e l’Europa Settentrionale. Fortunatamente a livello di contenuti l’Italia si colloca in modo abbastanza buono rispetto alle altre aree geografiche del mondo.

Anche dalla ricerca Civita, infatti, è apparso che nei siti web di musei italiani prevale la cura dei contenuti con una attenzione particolare alla presentazione delle opere e dei reperti conservati (descrizione, informazioni storiche, ecc.) ma, una minor cura e una scarsa attenzione è rivolta alle prenotazioni di visite on-line, agli acquisti, ai servizi personalizzati, all’interattività e al multilinguismo.

Secondo l’ICOM, il sito web apporta ai musei dei grandi vantaggi attraverso il miglioramento dello standard qualitativo e la diffusione quantitativa di numerose attività come, ad esempio, gruppi di discussione tra professionisti e tra gli esperti del settore e il pubblico in generale, l’offerta di news sempre aggiornate, un facile accesso ai cataloghi delle collezioni, la possibilità di vedere mostre virtuali, l’offerta di informazioni con diverso livello di approfondimento, la possibilità di far scambiare commenti e informazioni agli utenti che offrono la possibilità di far conoscere il museo ad un pubblico diffuso su tutto il pianeta. Anche da un punto di vista strettamente gestionale, il sito web garantisce ad ogni dipartimento del museo uno spazio da utilizzare secondo le proprie esigenze e al quale rimandare chiunque sia interessato e, inoltre, offre ai direttori dei musei importanti informazioni riguardanti il numero di persone che visitano il sito, le parti che risultano maggiormente interessanti e, quale sia la durata della visita on-line, grazie all’elevato livello di feedback offerto dal sito web. Forse l’unico elemento sfavorevole è quello strettamente economico perché questo sistema non procura ricavi diretti, in quanto l’accesso alle applicazioni web è gratuito; questo “ostacolo” comunque si potrebbe aggirare considerando come ricavi quelli indiretti provenienti dalla vendita di prodotti on-line.

Breve analisi su 14 siti web.

A questo punto ho deciso di analizzare i siti web di 14 musei per scoprire quali sono i servizi che questi offrono ai visitatori “virtuali”. I musei che ho scelto sono stati:

  • Museo del Louvre: perché il più visitato sia realmente che virtualmente;
  • Museo del Prado: perché nella top ten dei siti web di musei più visitati;
  • British Museum: perché tra le prime 10 posizioni tra i musei più visitati sia “realmente” che “virtualmente”;
  • Galleria degli Uffizi: perché al secondo posto come museo più visitato “virtualmente” e primo museo italiano più visitato “realmente”;
  • Scavi Archeologici di Pompei: perché uno tra i siti archeologici più visitati in Italia;
  • Tate Modern: perché al quarto posto come museo più visitato e perché presente nella lista delle nomination dei musei più belli presenti sul web del 2008 nella sezione “Community or service”;
  • Metropolitan Museum of Art di New York: perché al quinto posto come museo più visitato;
  • Museo di Arte Moderna (MoMa): perché ha riscosso molto successo nel social network più diffuso e perché presente nella lista delle nomination dei musei più belli presenti sul web del 2008 nella sezione “On-line Exhibition”;
  • Musei Vaticani: perché l’unico museo che anche se appartenente alla Città del Vaticano è sito in territorio italiano presente nella top ten dei musei più visitati al mondo;
  • Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (Mart): perché uno tra i musei di arte moderna più importanti italiani e perché molto attivo nel social networking più diffuso;
  • Guggenheim Museum: perché una tra le più grandi “multinazionali” riferite a musei;
  • Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza: per la vasta differenza tra i suoi visitatori “reali” e quelli “virtuali”;
  • Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia “Leonardo da Vinci”: per lo stesso motivo visto prima;
  • Science Museum: perché vincitore del premio miglior web museum del 2008.

L’analisi ha considerato le seguenti dimensioni:

  • Contenuti: riferito alle informazioni presenti sul web come mappe, informazioni e immagini sulle opere, ecc;
  • Servizi: cioè l’insieme delle funzioni che il sito web offre, prendendo in considerazione maggiormente il punto di vista dell’utente. Le funzioni non devono solo essere efficaci e adeguate ma devono anche contenere un adeguato livello di sicurezza e garantire la correttezza delle operazioni come ad esempio l’uso corretto dei dati personali inseriti dagli utenti;
  • Identità: analizza tutti gli elementi che determinano l’immagine e comunicano al visitatore l’identità del sito web, del suo proprietario, dell’organizzazione che lo mantiene. Quindi la valutazione è fatta in base al design del sito, coniugata alla funzionalità dei prodotti;
  • Localizzazione: prende in considerazione l’insieme delle caratteristiche che contribuiscono alla visibilità del sito web e valutata, di conseguenza, se l’organizzazione si avvale di un indirizzo intuitivo. Inoltre questa dimensione comprende anche strumenti di interazione e comunicazione con l’utente come l’indirizzo e-mail, il numero di telefono, ecc.;
  • Management: comprende l’aggiornamento delle informazioni presenti nel sito ma anche le caratteristiche che ne garantiscono un funzionamento corretto;
  • Usabilità: comprende l’insieme dei fattori che concorrono a determinare la facilità d’uso del sito da parte degli utenti. Rientra in questa dimensione anche l’accessibilità, intesa come insieme delle buone pratiche che permettono l’accesso al sito anche da parte di disabili.

Da quest’analisi ho potuto notare come l’interattività risulti essere di fondamentale importanza: essa consiste nella possibilità di inserire, ad esempio, le proprie foto, i propri commenti, di crearsi un proprio “museo” all’interno del sito web (come il “myspace” del Louvre o il “myMet” del Metropolitan Museum of Art di New York) o, ad esempio, crearsi un proprio percorso di visita (un esempio ci è fornito dal Tate Modern Museum) o, ancora, permettere ai visitatori più piccoli di giocare on line o, avere un link su Facebook, il social network con più iscritti, con la possibilità di introdurre foto scrivere commenti, ecc.. Un secondo accorgimento sarebbe quello di fornire la possibilità agli utenti di iscriversi alla newsletter del museo per avere informazioni relative a particolari visite, mostre, ecc.. In parecchi musei, soprattutto italiani, manca una suddivisione delle informazioni in base ai diversi segmenti di mercato. Questo servizio costituisce una caratteristica molto importante per attrarre visitatori, per lo meno “virtuali”, che potranno ricevere informazioni più indicate alla propria professione o all’età con linguaggi più semplici o più dettagliati in base alle proprie conoscenze. La sezione legata all’e-learning in Italia sembra non essere ancora presa in considerazione e, infatti, tra i 14 musei analizzati, gli unici a non avere una sezione dedicata a quest’attività sono proprio 5 musei italiani.

La caratteristica che sembra non avere molta rilevanza è il numero delle lingue in cui il sito è tradotto; cioè, la cosa fondamentale è che ci sia la possibilità di visitarlo in inglese. Questo si nota dal fatto che la maggior parte dei musei, almeno quelli analizzati, hanno al massimo la traduzione in altre due lingue in aggiunta a quella madre e addirittura i due musei più importanti statunitensi non prevedono nessun altra versione in lingua diversa dall’inglese (il Moma ad esempio si avvale del traduttore google scusandosi se la traduzione può risultare in alcuni casi poco corretta).

Le nuove tecnologie per le istituzioni culturali


Beni culturali e musei costituiscono ormai una realtà nel settore della società dell’informazione, questo fenomeno è infatti alla base di molti programmi della Commissione Europea.

L’utilizzo delle nuove tecnologie ha cambiato sia i musei che il modo di relazionarsi del pubblico con essi. Nel corso dell’ultimo decennio, soprattutto, i musei sono andati incontro ad una serie di trasformazioni dovute sia a fattori interni, che riguardano le nuove caratteristiche e le competenze loro richieste, sia a fattori esterni, cioè i mutamenti socio – economici che hanno investito il mondo dei Beni Culturali. Sono sorte, infatti, nuove alleanze con il settore privato, con lo scopo di colmare il ritardo dei musei, delle biblioteche e degli archivi italiani nel campo dell’informatizzazione e digitalizzazione[1].

Uno studio riportato dall’EPOCH Research Agenda sottolinea che la maggior parte delle istituzioni di piccole e medie dimensioni, che costituiscono oltre il 90% di tutte le organizzazioni, ha difficoltà nel coprire i costi totali di gestione per le più avanzate applicazioni di Information and Communication Technology che vanno al di là di un semplice sito web o di un sistema di gestione di raccolta dati. I fattori che sembrano accentuare questo problema sono la mancanza di personale specializzato e un budget operativo molto limitato. Per quanto riguarda il primo fattore bisogna considerare che, nella maggior parte dei casi, nelle istituzioni di piccole dimensioni, il personale ammonta a circa 5 persone tutte occupate a tempo pieno in attività core business (si tratta di archivisti, bibliotecari, ecc.); a proposito, invece, del secondo fattore individuato, occorre osservare che le piccole istituzioni hanno un limitato budget operativo (circa 100 mila euro) che permette loro un margine di manovra molto limitato, soprattutto se l’investimento consiste in nuove tecnologie.

La situazione cambia un po’ nelle istituzioni di media dimensione, che hanno invece un budget pari a circa 1 milione di euro, ma pur sempre non sufficiente per questo tipo di investimento. Una soluzione a questi due grandi ostacoli potrebbe essere quella di formare i dipendenti, fornendogli almeno le basi per l’uso delle tecnologie basilari come sistemi di gestione e raccolta, adottare applicazioni che hanno una probabilità di essere adottate da molte istituzioni in modo da ottenere domande robuste e abbordabili. Si dovrebbe quindi prediligere un approccio “bottom-up” che parta con la raccolta di dati e la loro trasformazione; in questo modo si riducono i costi di digitalizzazione, si migliora l’accessibilità e la fruibilità delle risorse digitali. Però, per questo tipo di approccio, diventerebbe necessario e di considerevole importanza la formazione del personale.

Nel grafico seguente si possono osservare come, in base al tipo di istituzione culturale sia essa un museo, un sito archeologico o un monumento storico, cambia l’interesse nei confronti dei diversi settori tecnologici.

Dal grafico risulta che i settori che stimolano maggior interesse sono quello riguardante la rappresentazione e la registrazione dei dati e quello riguardante la business intelligence come databases e Knowledge management. Il considerevole interesse nei confronti di monumenti e siti archeologici è generato dal fatto che le nuove tecnologie digitali danno la possibilità di monitorare le condizioni fisiche di questi come l’umidità, la corrosione, il degrado dei materiali, ecc. I musei mostrano invece più interesse nel campo della business intelligence in quanto più attratti dalla digitalizzazione degli oggetti come la scansione 3D.

Con l’applicazione delle nuove tecnologie il pubblico ha potuto sviluppare un accesso più ‘democratico’ alla cultura in base al proprio background culturale e ai suoi differenti interessi anche attraverso una gestione personale di tempi, spazi e percorsi cognitivi, segno che la rivoluzione tecnologica ha generato anche una rivoluzione culturale legata al valore dell’informazione.

Le caratteristiche che hanno contribuito a rafforzare il legame tra tecnologia, arte e cultura sono fondamentalmente tre: l’importanza della base visiva, l’interattività e la connessione. La prima è ovviamente rilevante in quanto le opere d’arte (dipinti, monumenti, siti archeologici, sculture) sono apprezzabili e comprensibili principalmente per la loro componente visiva ed estetica; la seconda caratteristica è molto importante perché è in questo modo che avviene la comunicazione, l’apprendimento e l’elaborazione delle conoscenza in ambito culturale; infine la possibilità di connettere in tempo reale l’opera d’arte con tutti i suoi legami contestuali, risulta molto utile per comprenderla pienamente attraverso la rapida individuazione del contesto storico e geografico nel quale le opere si sono formate, la possibilità di confrontare con facilità l’opera con altre dello stesso autore e/o dello stesso periodo, di consultare la documentazione relativa e di ricomporre collezioni che nel corso dei secoli sono state smembrate e i cui pezzi si trovano sparsi per il mondo.

In molti musei, però, l’uso delle tecnologie si osserva solo in:

  • Semplici applicazioni multimediali interattive: consistente in Cd Rom e Dvd contenente informazioni in formato video, immagini e suono. Queste applicazioni hanno avuto il loro massimo impiego negli anni ’80 e ’90 e poi sono stati completamente sostituiti dal web che è più dinamico, oltre che un ottimo mezzo capace di diffondere contenuti complessi raggiungendo un target elevato di utenti.
  • Reti museali: in queste reti partecipano siti web dedicati ai musei e alle altre associazioni culturali. In questo modo l’istituzione diventa maggiormente riconoscibile a livello nazionale e europeo, specie se consideriamo le piccole e piccolissime istituzioni che grazie a queste reti riescono ad avere maggiore visibilità. Solitamente le reti si sviluppano tra istituzioni simili oppure in base alle tematiche trattate o in base all’area geografica di appartenenza. Lo sviluppo di una rete consente la standardizzazione delle attività di promozione e di offerta di alcuni servizi; inoltre, l’aggregazione di risorse porta ad un abbattimento dei costi legati a questi elementi. Lo scambio di informazioni consente ai membri delle reti museali di sfruttare le economie di scala per migliorare l’attività promozionale e di conseguenza anche l’immagine del museo.
  • Audio guide: questa tecnologia consente al visitatore di un museo di intraprendere la visita avvalendosi del supporto di una guida audio che fornisce spiegazioni e informazioni su quanto si vedrà. Le audio guide più utilizzate sono quelle che permettono un ascolto individuale e consentono all’utente di programmare alcune caratteristiche quali la lingua e il tempo di visita. Molto diffuse sono anche quelle ascoltabili da gruppi o quelle installabili sui bus durante gli itinerari dei gruppi organizzati.
  • Guide multimediali: inteso come un insieme organizzato di contenuti sulle opere artistiche, sugli itinerari turistici e su argomenti di architettura, restauro, ecc. offerti su un supporto informatico che utilizza contemporaneamente più media quali audio, video e testo. Queste guide possono usare diversi supporti informatici come postazioni multimediali, pannelli interattivi, Cd Rom e Dvd.
  • Sito web.


[1] E. Cigliano, Valorizzazione del patrimonio artistico e culturale attraverso la comunicazione integrata e multicanale: il caso multi museo, 2003